Accusa ed aggravante formulata dal GIP del Tribunale di Genova che respinse le istanze della Difesa di Gallotta, in sede di udienza preliminare per l’esame della richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla DDA di Genova, corroborata da molteplici ed univoche dichiarazioni testimoniali rese da Agenti di vario grado, appartenenti a diversi Reparti dello Stato, presenti all’udienza, che hanno udito le medesime affermazioni di minaccia ed offesa pronunciate dal Gallotta ai danni del Collaboratore di Giustizia Francesco Oliverio.
Poco prima che l’udienza iniziasse, durante la discussione sulla revisione di alcune misure di prevenzione, d’innanzi al medesimo collegio giudicante, è stato chiesto, da parte del Presidente della Casa della Legalità, Christian Abbondanza - presente per testimoniare sostegno e vicinanza al Collaboratore di Giustizia -, alla cancelliera in servizio presso l’Aula di intervenire per impedire che, nonostante la presenza degli agenti della Polizia Penitenziaria, il Gallotta Giuseppe, rinchiuso nel gabbio dei detenuti, parlasse tranquillamente con alcuni parenti presenti.
Davanti al Collegio del Tribunale di Imperia si è quindi dato avvio al dibattimento, a porte chiuse, sentendo i primi testimoni, tra cui la parte offesa, Francesco Oliverio - per cui sono state disposte massime misure di sicurezza per garantirne l’incolumità - ed anche l’imputato Gallotta, assistito dal legale di fiducia, nonché Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Genova, Alessandro Vaccaro.
I fatti contestati sono, tra l’altro, ben fissati, nelle carte del processo “La Svolta” celebratosi nella medesima aula del Tribunale di Imperia. Nel verbale dell’udienza del 22 gennaio 2014 in cui si proseguiva l’esame del teste Francesco Oliverio, si legge:
- Intervento fuori microfono -
TRIBUNALE - Per cortesia!
- Intervento fuori microfono -
TRIBUNALE - Come si chiama l'imputato?
P.M. ARENA - Gallotta.
TRIBUNALE - L'imputato Gallotta viene ammonito dopo avere disturbato lo svolgimento dell'esame proferendo espressioni ingiuriose e anche minacciose solo in parte percepite da questo Giudice. Atteso che nonostante l'ammonizione...
P.M. ARENA - Forse la Polizia penitenziaria può riferire che cosa ha detto in questo momento magari.
TRIBUNALE - Sì, un attimo solo!
- Intervento fuori microfono -
TRIBUNALE - Per cortesia, silenzio!
- Intervento fuori microfono -
TRIBUNALE - No, lei non è autorizzato a parlare! Io sto per espellerla dall'aula. Mi deve dire se intende rimanere in aula smettendo di tenere questo comportamento oppure no. Intende rimanere in aula?
- Intervento fuori microfono -
TRIBUNALE - C'è qualcuno che ha percepito le espressioni che sono state dette?
P.M. ARENA - Agente della penitenziaria che cosa ha detto?
- Intervento fuori microfono -
P.M. ARENA - Eravate proprio lì davanti! Come fate a non sentire? Voi due!
- Intervento fuori microfono -
P.M. ARENA - Riferendosi?
TRIBUNALE - Una piscia. Poi ho sentito anche la parola ti ammazzo.
- Intervento fuori microfono -
TRIBUNALE - Viene sospesa momentaneamente l'udienza.
- Riprende l'esame del teste: Oliverio Francesco -
TRIBUNALE - Il Tribunale dispone l'allontanamento dall'aula dell'imputato Gallotta Giuseppe attesa la gravità del comportamento dal medesimo serbato assolutamente incompatibile con la sua permanenza in aula. Invita, pertanto, la Polizia penitenziaria a portarlo in un locale esterno all'aula perché immagino che la ritraduzione in carcere sia complessa in questo momento per voi. Possiamo procedere nella continuazione dell'esame.
P.M. ARENA - Oliverio lei in tutto questo ha sentito qualche frase rivolta nei suoi confronti?
OLIVERIO- Quando ho detto che avevo incontrato la cinquanta e la cinquantuno e non mi ricordavo in quale circostanza, ha detto che mi merito tagliata la testa.
P.M. ARENA - Non ho capito!
OLIVERIO - Che mi tagliava la testa, mi merito tagliata la testa.
P.M. ARENA - Lei ha sentito questo?
OLIVERIO - Ho sentito questo e che sono un...
TRIBUNALE - Per cortesia! Questo vale anche per il futuro. Siamo in un'aula di giustizia e comunque anche il gesticolare disturba.
OLIVERIO - Successivamente ha detto che sono una piscia, un pisciaturo.
P.M. ARENA - Quindi, una piscia non una fiction.
OLIVERIO - No, no, una piscia, un pisciaturo. Sarebbe una persona di niente, un collaboratore di giustizia. Per loro è così.
TRIBUNALE - Va bene! A maggior ragione il provvedimento di espulsione risulta giustificato. Possiamo continuare nell'esame.
Gallotta nell’udienza odierna, deponendo come imputato, ha ammesso di essere intervenuto durante la deposizione del Collaboratore di Giustizia Francesco Oliverio, ma ha negato di aver pronunciato le minacce. Ha ammesso di essere stato condannato a complessivi 14 anni di reclusione nell’ambito del processo “La Svolta” in primo grado, così come ha anche ammesso che tale condanna è stata confermata in Appello, aggiungendo però che non ha capito perché. Anche rispetto alla condanna per associazione mafiosa (che ha comportato l’aggravante per i diversi reati minori contestatigli), in quanto partecipe del sodalizio ‘ndranghetista facente capo al “locale” di Ventimiglia, il Gallotta ha ammesso di tale risultanza processuale ma ha negato di sapere il perché.
Dopo i tanti “non so” pronunciati dal Gallotta Giuseppe (a cui, comunque, in 14 anni di reclusione avrà abbastanza tempo per trovare risposta) il processo è stato aggiornato per sentire gli altri testimoni e quindi giungere alle conclusioni delle parti ed alla Sentenza.
Il prossimo appuntamento fissato per il dibattimento a carico di Gallotta sarà qualche settimana dopo la seconda udienza dell’altro processo per le minacce della ‘ndrangheta - consumate sempre durante il processo “La Svolta” - in cui imputato è il Marcianò Vincenzo cl. 77 (condannato per 416 bis, con pena di 13 anni confermata in appello - figlio del capo-locale Marcianò Giuseppe) e la parte offesa il Presidente della Casa della Legalità, Christian Abbondanza.
E qualcuno in Liguria, ancora, ha la faccia di dire che la ‘ndrangheta non esiste!
Ninin ci tiene ad esprimere la piena solidarietà a Francesco Oliverio, così come già l’ha espressa alle altre vittime delle minacce della ‘ndrangheta in Liguria, come Donatella Albano, Christian Abbondanza e Marco Ballestra. Ci tiene in modo particolare perché la scelta di rompere con il passato e con il mondo in cui è cresciuto è una scelta netta che dovrebbe essere da esempio. Una scelta che ha comportato ricevere minacce di morte esplicite in più occasioni da vari esponenti di primo piano della ‘ndrangheta crotonese, davanti alle quali non ha fatto nemmeno una minima marcia indietro nel suo supporto alla Magistratura per colpire la malapianta. Una scelta che ha comportato anche minacce esplicite e vigliacche (perché gli ‘ndranghetisti sono vigliacchi) indirizzate al suo figlio più piccolo, per cui, ancora, non ha ceduto, bensì denunciato, chiedendo allo Stato di procedere come è necessario. Ecco: qui sta l’onore, nella determinazione di chi davvero ha deciso di stare dalla parte della Legalità e della Giustizia. E Ninin sta da questa parte!