Ammette però che dal 2014 solo trenta tra i Comuni capoluogo italiani hanno ancora in essere derivati, perché da allora il legislatore ne scoraggia l'uso. Chissà come mai...
Secondo lui, col suo operato ha evitato che si creasse altro debito, in quanto i mutui con la cassa depositi e prestiti esistevano già, per un ammontare di quarantacinque milioni, e quindi sovrapponendo nel 2007 i derivati stipulati con la Deutsche Bank, il Comune di Savona avrebbe addirittura risparmiato.
Lo scopo sarebbe stato insomma quello di gestire il debito senza crearne di nuovo, per affrontare il periodo di crisi internazionale: vedendo la Città di Savona adesso ci pare assai opinabile il raggiungimento dell'obiettivo.
E forse abbiamo capito male l'atteggiamento della Corte dei Conti: secondo lui, non c'è alcuna disapprovazione sull'operato del Comune. Ma il pur istituzionale Presidente dei revisori dei conti ha elencato le criticità da essa denunciate: è esistita comunque una dimensione di rischio nell'operazione derivati, anche se legittima; c'è il problema della "pariteticità" tra Comune e la banca che ha gestito l'operazione, obbligo di accantonamento di fondi "prudenziali".
E gli stessi Revisori dei conti, vista la situazione complessiva del bilancio, hanno impegnato già nel 2015 un accantonamento di tali fondi e hanno bloccato fino al 2017 l'accensione di nuovi mutui.
Non si tratta solo di derivati, è chiaro. La nostra perplessità riguarda l'accensione in passato di mutui per pagare interessi su altri mutui, cosa denunciata più volte dal nostro consigliere Domenico Buscaglia.
E ora, avremo da pagare fino al 2036.
Noi per Savona